Ricordate la storiella dello scioperante disoccupato che in mezzo ad una marea di manifestanti viene scelto per essere mandato a lavorare e che afflitto si domanda: perché proprio io?
Ecco, è così che siamo ridotti!
Bonus bebè, bonus primo figlio, bonus vacanze, televisione, pc, famiglia, reddito di cittadinanza e molto altro ancora che nemmeno la fantasia perversa di Belzebù potrebbe immaginare, stanno cambiando le aspettative e i desideri della famiglia media italiana che ora bada solo a contenere le cifre sopra il suo modello Ise per ottenere aiuti economici.
Il lavoro non è più in cima agli auspici del genitore per il futuro della prole; il figlio che vuole lavorare è una pecora nera, un ingrato un “faticatore a tradimento” che mina la cattiva salute dei conti domestici. Scherzi a parte, l’Italia somiglia sempre più al paese dei balocchi che fa rima con allocchi: il primo è ormai un giocattolo dei furbi, i secondi sono gli onesti imprenditori (piccoli o grandi) e quelli che hanno una decente occupazione(sono sempre di meno) e che tirano la carretta, quando non si fanno “badgiare” il cartellino da colleghi compiacenti. Italiani falso-bisognosi e multiproprietari, parcheggiatori di Porsche, camorristi e stranieri truffaldini super organizzati, tutti alla tavola apparecchiata per i veri poveri.
La “percezione del sussidio” è uno sport che tanti vogliono praticare, fa bene alla salute mentale, seduce, fa tornare piccoli e coccolati: c’è lo stato (il paese dei vitelloni) che pensa a noi senza farci crescere e fa niente se la comunità non ne trae beneficio, fa niente se un idea di solidarietà viene disattesa, se ci si appropria indebitamente di risorse altrimenti destinate alla crescita del nostro paese.
La sindrome della talpa impedisce la lungimiranza di molti cittadini, quella di Fantozzi spinge i politici a fare scelte tragicomiche.
A farne le spese il futuro di ognuno di noi, tutti seduti al tavolo dei bonus, in attesa di quello che potrebbe essere un conto molto salato.